L'insediamento di San Martino in Strada è antichissimo.
Posto sulla strada romana, che da Cremona per Acerra portava a "Laus Pompeia", deve il suo nome ai Franchi che portarono in Italia il culto per San Martino, Vescovo di Tours. Prima del XII secolo c'era un grande castello di proprietà dei Vescovi di Lodi distrutto nel 1400.
All'inizio del XII secolo queste terre furono cedute in pegno dal Vescovo Giovanni ad Uberto dei Cassetti. La pieve di San Martino aveva il diritto anche sulle terre del vicino Ossago, e ciò fino al 1216. Furono poi investiti di questo luogo i Tresseni, potentissima famiglia lodigiana.
Ai Tresseni successero, nel feudo vescovile, i Capitanei di Merlino ma nel 1304 il Vescovo Bernardo Talente privò i Merlini del feudo. Ai Merlini successero in parte i Signori di Cuzigo, Capitanei di Melegnano, quindi i Villani di Lodi, famiglia illustre per privilegi ed investitura vescovili, nonché per decreti di Re e di Imperatori.
I Villani continuarono, per secoli, ad esercitare grande influenza nel paese quasi fino a metà del secolo XIX, quando, alienate interamente le vaste possessioni, non rimase che il nome a due cascinali a breve distanza dal paese. Contemporaneamente ai Villani, spadroneggiarono a San Martino in Strada i Cadamosto. I Barattieri successero ai Cadamosto; Antonio Maria Barattieri, nel 1638, fondò un oratorio nella sua dimora, dedicandolo a San Giacomo.
Eugenio Barattieri poi, avendo fatto edificare una villa, detta per l'appunto Barattiera, vi fece trasferire l'oratorio, dedicandolo ai Santi Filippo e Giacomo. I possessi dei Barattieri passarono quindi ai conti Vimercati di Crema: e successivamente, in parte, ai Locatelli. I Vistarini, i Vignati, i Fissiraga, avevano anch'essi vasti possedimenti in questo paese. Una torre dell'antico castello servì da campanile fino alla metà del seicento.
Trovandosi lungo una strada, anticamente molto importante, l'abitato di San Martino in Strada col suo forte fu più volte preso, saccheggiato e smantellato. Il più famoso saccheggio ebbe luogo nel 1270 da parte di Napo della Torre, in guerra coi Visconti. Altre lotte locali si ebbero nel secolo XIV, e lo stesso Imperatore Arrigo VII ebbe occasione di fare intimidazioni agli abitanti di San Martino in Strada (XIV secolo).
Sul principio del secolo XVI, il paese fu devastato dalle soldatesche straniere, al punto che si dovettero lasciare incoltivati grossi possedimenti. Il 25 Giugno 1526 si accamparono qui le truppe papali collegate coi Veneziani contro la Spagna, comandate dal Duce d'Urbino; qui vennero a consiglio i comandanti militari per poi muovere su Milano e provocare la resa del Duca Francesco II Sforza.
Il 24 Aprile 1859 San Martino in Strada fu occupato dagli Austriaci che, il giorno seguente con moltissimi carri requisiti nelle campagne, partirono per Sant'Angelo e per il Ticino. L'anno 1869 dopo l'unità d'Italia, come del resto in tutto il Lodigiano, vennero uniti a San Martino in Strada i Comuni di Sesto e Cà dè Bolli (ora piccole frazioni che con l'andar del tempo si sono ridotte a poche case aggregate attorno a cascine): nel Maggio 1887, il Comune, con Cavenago d'Adda, cessò di far parte del Mandamento di Borghetto, e fu unito a quello di Lodi Campagna.
Tra i pochi monumenti presenti, se non l'unico, c'è da considerare la chiesa parrocchiale. Infatti la chiesa di San Martino è antichissima, in quanto se ne ha notizia sin dal principio del secolo XII. La chiesa attuale è del 1576, come risulta da una iscrizione in posto. Il campanile invece è della fine del secolo XVII°. La parrocchia è intitolata a San Martino Vescovo, nato in Pannonia verso il 316 D.C.
A San Martino in Strada nacque Giovanni Agnelli, forse il più famoso storico lodigiano dal cui libro "Lodi ed il suo territorio" sono state tratte, per la maggior parte, queste notizie storiche.
Storicamente importante la frazione Cà del Conte, l'antica Roccabruna. Qui un buon numero di Longobardi nel 775 si trincerarono dentro il castello, nel luogo reso forte dalla vicinanza dell'Adda, per resistere all'invasione dei Franchi condotti da Carlo Magno. I Franchi presero d'assalto il castello, ma perdettero un soldato di valore, Daniele, che fu sepolto nella chiesa di Santa Maria che coll'andar del tempo, essendo stato questo guerriero santificato, si chiamò di San Daniele.
Divenuta proprietà dei Conti Cassino, la località si chiamò lungamente Cà del Conte Cassino, più tardi unicamente Cà del Conte.
In località Mairana si ricorda che nel 1656, a nome del Cardinale Principe Trivulzio, venne chiesto alla città di Lodi, il consenso di porre un porto sull'Adda appunto in detta località. Il che venne concesso. Nel 1880 un ragazzo rinvenne nelle boscaglie di questo luogo un elmo di bronzo, attribuito alle popolazioni Liguri della prima età del ferro.
Dal censimento del 1931, San Martino in Strada conta una popolazione di 2.775 abitanti, popolazione molto alta se si pensa che il Comune era fondamentalmente un Comune agricolo. Sicuramente una popolazione così alta era dovuta al gran numero di persone residenti nelle varie cascine sparse sul territorio.
Negli anni 50-60 durante il grande esodo agricolo il Comune registra una notevole flessione di abitanti. Dopo questo periodo il Comune incomincia a ripopolarsi ed il trend continua ad oggi. Ciò è dovuto, per la maggior parte, sia alla vicinanza con Lodi, sia alla possibilità di edificare con tipologie difficilmente possibili nel capoluogo.
Tranne la Chiesa e la Cascina Barattiera, nel Comune non sono rimaste tracce del passato splendore. Gli edifici più notevoli, sotto l'aspetto paesistico-architettonico, risultano le case padronali delle vecchie cascine, la già citata Barattiera, la cascina a Cà del Conte, la Pompola, la Baggia, la Canova, la Campagna e la Villana.